Il mostro di Udine non ha ancora un nome. I particolari inquietanti

Tra i tanti misteri della cronaca nera italiana, ve ne è uno ancora irrisolto, che a distanza di mezzo secolo continua a reggersi su tanti punti interrogativi che non hanno una risposta.

Parliamo ovviamente del Mostro di Udine, un serial killer che è ritenuto responsabile di almeno 4 omicidi (ma quelli sospettati sono almeno una decina) di donne, in prevalenza prostitute, uccise in parte nella stessa maniera. Il Mostro non è mai stato identificato nè è mai stata trovata l’arma con cui ha commesso i delitti. La storia ha anche ispirato una serie televisiva che ha riacceso l’attenzione su questo drammatico caso.

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La notizia di uno degli omicidi attribuiti al Mostro di Udine – chihaucciso.it – Fonte Messaggero Veneto

Tutto ha inizio nei primi anni ’70, quando il Friuli dovette fare i conti con diversi casi irrisolti di omicidi donne. Le vittime erano in buona parte prostitute e inizialmente non si pensò che l’omicida potesse essere la stessa persona.

Il Mostro di Udine, la sua storia e le ultime novità

Solamente nel 1994 un rapporto dei Carabinieri alla Magistratura ipotizzò che dei tredici omicidi di donne compiute tra il 1971 e il 1989, almeno quattro potessero essere attribuiti alla stessa persona, che i media ribattezzarono prontamente come il Mostro di Udine. Il motivo cruento fu condiviso pubblicamente: quattro cadaveri presentavano infatti lo stesso sfregio sul ventre, un segno a forma di S realizzato probabilmente con una lama molto affilata, come quella di un bisturi.

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Marina Lepre è l’ultima vittima attribuibile al Mostro di Udine – chihaucciso.it – Fonte Messaggero Veneto

Il particolare modus operandi dell’omicida e l’impennata di casi di omicidio in quegli anni, fecero pensare molti giornalisti e analisti che in realtà le vittime del Mostro fossero ben più di quattro.

La storia subisce un momento di svolta con l’ultimo omicidio realmente attribuito al Mostro di Firenze, quello di Marina Lepre, leggermente diverso da quelli precedenti. La donna non era infatti una prostituta, bensì una maestra di scuola elementare: 40 anni, seperata, con una figlia, viveva con il compagno e, il giorno della morte, fu vista in un ospedale di Udine per farsi medicare una lieve ferita sul mento. Da qui, la donna è stata vista salire a bordo di un’auto nei pressi della stagione. Se ne perderanno così le tracce fino al rinvenimento: il suo corpo fu individuato sul greto di un fiume, e il suo addome mostrava un netto taglio a forma di S che arrivava fino al pube.

Due carabinieri decidono quindi di tornare sul luogo del delitto. Qui sentono una voce in lontananza e, avvicinandosi alla sua fonte, vedono un sessantenne in evidente stato confusionale, con le braccia rivolte al cielo in segno di richiesta di perdono. L’uomo afferma di essere un ginecologo di Udine: accompagnato a casa, trovano anche il fratello, che spiega ai carabinieri che l’uomo è preda di frequenti allucinazioni. La posizione dell’uomo sarà però archiviata.

Da quel momento in poi il caso scivolò lentamente verso l’archiviazione. Dopo oltre 40 anni, però, ecco finalmente alcuni dati concreti su cui gli inquirenti possono lavorare per dare un volto al Mostro di Udine: la Procura è infatti in possesso di alcuni profili completi di Dna che i carabinieri del Ris di Parma hanno ricavato da alcuni reperti rimasti chiusi per decenni negli archivi del Tribunale di Udine e attribuiti all’uomo…

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