Strage della Columbine: le fake news e le emulazioni in tutta Europa

Il massacro della Columbine High School, ciò che ha significato per l’America, le fake news e i moti di emulazione in Europa. Ecco com’è andata.

Tanti momenti nella storia hanno sconvolto il mondo, nonostante la loro importanza non sembrasse poter avere una risonanza tale da sconvolgere gli abitanti di zone spazialmente molto distanti. Uno dei casi che più ha messo sull’attenti i media di tutto il mondo, è sicuramente la strage della Columbine High School, l’assalto a mano armata perpetrata da due studenti del liceo americano, diventato suo malgrado celebre.

STRAGE IN AMERICA foto ANSA chihaucciso.it
STRAGE IN AMERICA foto ANSA chihaucciso.it

Sul massacro tanto si è scritto e tante opinioni sono state messe in mezzo, da opinionisti più o meno faziosi. Tante motivazioni sono state addotto riguardo l’efferato assalto: tra chi ha dato la colpa ai videogiochi fino a chi ha ritenuto istigatrice certa musica che i ragazzi ascoltavano, di artisti come Marilyn Manson. Un aspetto che colpì tanto l’opinione pubblica però, fu il fatto che si trattò della prima strage trasmessa in diretta, in tempo reale.

L’emulazione

Il 20 aprile 1999, Eric Harris e Dylan Klebold, di 18 e 17 anni, diventeranno gli artefici di una delle stragi scolastiche più efferate di sempre, nota ormai come la strage della Columbine, dal nome della scuola di Littleton, Colorado, in cui i due ragazzi uccisero ben 13 persone. Nei loro piani, le vittime sarebbero dovute essere molte di più ma diversi ordigni, di fabbricazione artigianale, non funzionarono.

Pericolo emulazioni foto ANSA chihaucciso.it
Pericolo emulazioni foto ANSA chihaucciso.it

Oltre all’efferatezza dell’atto, ciò che fece tanto discutere fu il fatto che si trattò della prima strage trasmessa in diretta, inaugurando quelli che lo scrittore Dave Cullen ha definito “attentati-spettacolo”. Durante l’attacco alla Columbine infatti, tanti studenti raccontavano in tempo reale la vicenda, affidandosi ai propri cellulari. Quel fatto fu determinante, perché per la prima volta, chiunque avesse visto quelle immagini, iniziò a sentirsi legittimato a dare la propria idea di come fossero andate le cose, creando una valanga senza fine di disinformazione.

Una delle notizie false che più circolò, fu l’affiliazione degli assassini con la cosiddetta “treanchcoat mafia”, la mafia degli impermeabili, un gruppo di ragazzi che era solito identificarsi così indossando impermeabili neri lunghi, scarponcini neri e occhiali da sole. Si venne a scoprire solo dopo che, i due assassini, nulla avessero a che fare con quel movimento. Anche dati più semplici, divennero oggetto di disinformazione, a cominciare dal numero delle vittime.

Ciò che è certo è che quella strage ebbe una tale forza mediatica, anche grazie alla spinta delle notizie false e delle congetture che riconducevano ora tutto al satanismo, ora tutto al nazismo, ora tutto alla frustrazione, da portare all’emulazione di quel metodo del terrore che non si limita a essere messo in atto ma che viene anche raccontato attraverso uno smartphone, in tempo reale. Di esempi di casi simili, il mondo si è pian piano riempito: uno degli ultimi è quello avvenuto a Mosca, in cui diversi uomini di nazionalità tagika hanno ucciso 139 persone in un teatro, filmando il tutto e condividendolo a mezzo social.

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